La chiesa, posta a circa 250 metri dalle mura di Panicale, in fondo al Borgo Regio, è un edificio in laterizio dalle dimensioni modeste, con una facciata quadrata rivestita d’intonaco.
Fu costruita sullo scorcio del XV secolo dalla comunità del castello di Panicale accanto ad un ospedale per la cura degli appestati. Questa norma profilattica trovò una generale adozione nella seconda metà del Quattrocento, quando il fenomeno della peste raggiunse in Europa una diffusione endemica. Per limitare il contagio, le popolazioni si difesero costruendo una rete di ospedali a debita distanza dai centri abitati.
In origine la chiesa era preceduta da un portico di cui restano due arcate lasciate libere dall’intonaco. L’interno era coperto da un tetto a due spioventi, con capriate lignee in vista, ed era decorato sulla parete di fondo da un grande affresco raffigurante la storia del martirio di san Sebastiano (1505).
Nei primi anni del XVII secolo quel che restava del lazzaretto fu concesso all’ordine dei Gesuiti, che vi costruirono una colonia estiva. Con la soppressione della Compagnia del Gesù, nel 1790 l’intero complesso fu acquistato dal collegio delle Vergini di Maria, un’opera pia rivolta all’istruzione delle fanciulle.
L’interno dell’edificio rispecchia i diversi passaggi di proprietà. Le pareti sono integralmente dipinte di bianco, salvo la parete di fondo che conserva il celebre affresco di Pietro Perugino. Sopra un altare laterale è una tela con la Madonna delle Grazie, attribuita ad Antonio Pomarancio.
Pietro Vannucci detto il Perugino (Città della Pieve 1450 c. – Fontignano 1523)
La chiesa conserva al suo interno il famoso affresco con il martirio di san Sebastiano, dipinto da Pietro Perugino, il maggiore pittore umbro del Rinascimento.
Sebastiano, soldato romano vissuto al tempo dell’imperatore Diocleziano (284-305), si convertì al cristianesimo e fu condotto al martirio. Mentre infuriava la Peste Nera nel 1348, Sebastiano fu invocato come protettore in seguito ad un episodio miracoloso avvenuto ad Avignone. La fama fu accresciuta dal valore simbolico delle frecce in età medioevale: tre frecce in mano a Cristo significavano i flagelli di peste, fame e guerra.
A Panicale il supplizio del santo è ambientato in una piazza monumentale, chiusa sul fondo da un grandioso porticato che si affaccia su un luminoso paesaggio. Sebastiano, in posizione dominante sopra un alto plinto, è legato ad una colonna come il Cristo flagellato nella reggia di Pilato. Il martire non sembra provare alcun dolore, indifferente alla giostra di arcieri disposti ai suoi piedi secondo i movimenti di una danza, mentre dall’alto del cielo l’Eterno si affaccia a benedire il martire, assicurandogli la salute.
Perugino firmò l’opera sul plinto centrale, dove si legge: “P(ietro) de Castro”. Negli anni immediatamente precedenti la commissione del dipinto, nel 1503 Panicale era stata messa a sacco dalle truppe del duca di Valentino, figlio di Alessandro VI Borgia. L’anno seguente la peste seguì la guerra. Nel 1505 Pietro dipinse l’affresco di Panicale, data che si legge in lettere romane sui pilastri del portico. Due anni più tardi Perugino otterrà il saldo finale di 11 fiorini.
Raffaello Sanzio (Urbino 1483 – Roma 1520)
Il dipinto proviene dalla chiesa di Sant’Agostino di Panicale, al cui interno decorava l’altare della Madonna del Soccorso. Antiche descrizioni rammentano l’altare in fondo alla navata, accanto alla porta principale sulla quale si legge la data 1502. Nel 1796, a causa della forte umidità dell’ambiente, si decise di staccare l’affresco dal muro e di spostarlo sulla parete nord della chiesa. Più volte restaurato, fu infine depositato nella chiesa di San Sebastiano.
Una tradizione plurisecolare, risalente al 1626, ha collegato la Madonna di Sant’Agostino a Pietro Perugino fino al 1984, quando vi si è voluto riconoscere un suo allievo Giovanni di Pietro detto lo Spagna. Recentemente (Lunghi 2005) è stata proposta un’attribuzione a Raffaello sulla base di una nuova cronologia (1502 – 1506) e grazie al confronto con dipinti risalenti ai primi del Cinquecento: la pala Gavari (1503), la pala Colonna (1504 c.a) e un disegno già assegnato a Raffaello conservato presso il Fogg Art Museum di Cambridge, con uno studio per l’angelo a sinistra.
Antiche descrizioni identificano il soggetto per una Vergine Assunta in cielo, che richiede la presenza degli angeli musicanti. Inimitabile è l’abilità di Raffaello nell’attingere al repertorio di Perugino e di Pintoricchio, restituendo un insieme caratterizzato “da tanta grazia, studio, bellezza, modestia ed ottimi costumi” (Vasari 1568). È verosimile che Raffaello fosse condotto a Panicale grazie a Atalanta Baglioni (proprietaria del castello di Montalera nei dintorni di Panicale), che gli commissionò il celebre Trasporto di Cristo nel sepolcro della Galleria Borghese a Roma.